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Immagine del redattoreDomini Canes

Un tempo per ogni cosa

Vanità delle vanità, dice Qoelet, Vanità delle vanità: tutto è vanità. Quale guadagno viene all’uomoper tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole? Una generazione se ne va e un’altra arriva, ma la terra rimane sempre la stessa.” (Qo 1, 2-4)

Così si apre il “Qoelet”, uno dei libri sapienziali della Bibbia. Alcune settimane fa, all’incontro con i nostri carissimi frati domenicani di San Marco, abbiamo dato spazio alle tante domande provocatorie che l’autore di questo libro si pone riguardo alle tante ingiustizie del mondo, alla sofferenza, alla fatica del quotidiano, all’affannarsi per il futuro, alla morte… e al terribile senso di vuoto e incertezza difronte al non trovare né senso, né risposta ad esse.


Tutto è Vanità – dice Qoelet – cioè tutto ciò che facciamo per affermarci in questo mondo, tutte le nostre fatiche, dolori, gioie, affanni, conquiste, inquietudini, hanno tutte lo stesso destino. Morire. Della serie: “Forse era meglio che non nascevo nemmeno, così mi risparmiavo così tanti rompimenti!” ed effettivamente è quello che scrive Qoelet. Tutto questo sembra assomigliare sempre di più ad una di quelle filosofie in stile “carpe diem” e che spesso si trasforma in un velato “il fine giustifica i mezzi”.


Possiamo dire che il Qoelet è il grido del vuoto dell’uomo verso il silenzio di Dio, ed è anche il nostro grido! Sorge infatti questa domanda: perché un libro del genere dovrebbe far parte della Bibbia? Quale santa ispirazione dovrebbe darci un testo che mette alla prova le nostre “sicurezze”? Noi proprio questo ci siamo chiesti.


Personalmente, penso di aver trovato risposta nella domanda stessa: è quando pretendo di avere sicurezze, di voler trovare sempre una risposta che la mia fede (e la mia fiducia) fa un passo indietro. Se penso alla vita terrena di Gesù penso anche a tutte le difficoltà che ha dovuto affrontare, dalla persecuzione di Erode quando ancora doveva nascere alla fatica del lavoro, dalla routine del quotidiano all’andarsene di casa e non avere “dove posare il capo” (Mt 8,20), dall’ avere acclamazioni e promesse di fedeltà da parte del popolo all’ essere tradito, condannato, torturato e messo in croce dalle stesse persone.

La vita di Gesù è il riassunto del Qoelet. Gesù grida al Padre sulla croce e… il silenzio. Ma… c’è un grande, gigantesco MAGesù il terzo giorno è risorto. Ecco la Buona Notizia, ecco ciò che manca all’antico testamento, al Qoelet: noi tutti risorgeremo! Non importa per dove passiamo, tutti prenderemo parte alla Sua Gloria se siamo disposti a "morire" con Lui, ad offrire la nostra vita a Lui… così come essa è.


Dice infatti anche Qoelet: C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato. Un tempo per uccidere e un tempo per curare, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per fare lutto e un tempo per danzare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttar via. Un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Che guadagno ha chi si dà da fare con fatica?(Qo 3,2-9)

In sintesi, se il seme non muore non può nascere l’albero, se la pioggia non scendesse dal cielo in poco tempo l’acqua finirebbe e moriremmo di sete… Le prove più difficili sono queste: rispettare i tempi che la vita ci offre, stare dentro le cose e non fuggirle e allo stesso tempo essere consapevoli che siamo infinitamente amati in ogni momento, che questa vita terrena è un soffio, che abbiamo un Padre che non ci abbandona e un Paraclito che ci consola.


Se ora è il tempo di astenersi dagli abbracci, arriverà poi anche il tempo degli abbracci gratis. Forse sappiamo tutti il tempo che stiamo vivendo… ma la domanda è: ora che tempo mi è favorevole? La certezza che tutto ciò che viviamo non andrà perduto ci dovrebbe spingere sempre di più alla gratitudine, soprattutto per quelle cose così piccole che rendono la vita così degna di essere vissuta.

Diceva anche Madre Teresa: “Non tutti forse possono fare grandi cose, ma tutti possiamo fare piccole cose con grande amore”. Quindi “non privarti di un giorno felice - come dice il Siracide, altro libro sapienziale (Sir14,14) – e non ti sfugga alcuna parte di un buon desiderio”!


Laura Gruppo Giovanile Domenicano "Sant'Antonino" (Firenze)

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