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"Io accolgo te" - #VocazioneMatrimonio

Aggiornamento: 15 nov 2021

Nel rito del matrimonio, la manifestazione del consenso comincia così: “Io, N., accolgo te, N., come mia/o sposa/o...”



Quando due persone si amano, il loro desiderio più intimo è di vivere sempre più in comunione, e tutta l’avventura della loro vita di coppia è la gioia di scoprire, giorno dopo giorno, il senso vero e la ricchezza di questa comunione: scoprono che non è uno stato da raggiungere, ma piuttosto una dinamica, una spirale senza fine, fatta di dono e di accoglienza, all’immagine dell’amore trinitario.


Ecco perché è così importante questo “accolgo te”: sappiamo bene che l’amore è dono, e questo è già una sfida nella vita quotidiana, ma non dobbiamo dimenticare che non c’è comunione se non accolgo l’altro. Accogliere significa che creo in me (non solo vicino a me) uno spazio per l’altro, così com’è.


E questo suppone due atteggiamenti di fondo: l’umiltà e la responsabilità – umiltà perché sono in presenza di un dono, che non merito e davanti al quale mi sento piccolo; responsabilità perché questo tesoro mi è affidato per il resto della mia vita, sono stato scelto per prenderne cura e accompagnarlo sulla strada della santità.


Ogni persona è parola di Dio per il mondo, e in questa dinamica di dono/accoglienza la testimonianza di coppia diventa nuova parola, annuncio della comunione che siamo chiamati a vivere per l’eternità.



sr. Marie Laetitia Youchtchenko, O.P.

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