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Immagine del redattoreDomini Canes

Eravamo spaesati dal cambiamento d’epoca… adesso siamo davvero spaventati! Ma non noi!

Un meme su Tiktok recita: 2020 pandemia; 2021 ancora pandemia; 2022 guerra; 2023 invasione degli alieni. La tragedia del popolo ucraino, che è alle porte di casa nostra, sembra aver cambiato il corso della nostra storia, ma in realtà non è che l’ennesimo soprassalto del mondo. Per noi, così vicini a questa tragedia, è una doccia fredda che ci riporta alla realtà di questo cosmo, ferito dal peccato e in cerca di una soluzione.



La soluzione c’è e l’ha trovata Dio stesso: la passione, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha riportato, in actu primo, nella pienezza della vita con Dio! Ma ancora non tutti lo sanno! E purtroppo, nemmeno tutti quelli che lo sanno, si impegnano a viverlo radicalmente! “Niente di nuovo sotto il sole”, ci ricorda Qoelet (1, 9). Niente di nuovo davvero! Sin dall’inizio i nostri progenitori biblici Adamo ed Eva hanno cercato di vivere indipendentemente da Dio. La Bibbia ci dice in continuazione che vivere disconnessi da Dio non funziona! E continuiamo a costatarlo, ogni giorno, in primo luogo personalmente: se non ci lasciamo portare nell’armonia della vita con Dio, la pienezza di vita che più o meno consapevolmente cerchiamo di ottenere, questa pienezza, anzi la vita stessa ci sfugge … e non potrebbe essere altrimenti! Siamo fatti per vivere con Dio! La nostra divinizzazione per grazia è iscritta nel nostro DNA così come il funzionamento di tutto quello che è creato, visibile o invisibile che sia, è regolato dalla legge eterna, cioè la sapienza del disegno di Dio nella creazione e nel governo dell’universo! Non tenerne conto è come cercare di vivere sulla terra come se non ci fosse la gravità!


Ma allora, se io personalmente posso accogliere la grazia di vivere nell’armonia della vita con Dio, per quanto imperfettamente in questa parte della realtà, cioè prima del passaggio che è la morte all’altra parte della realtà, perché non riusciamo a farlo come comunità, come società, come popoli nonostante sempre più ci stiamo accorgendo di essere su una stessa e precaria barca? Fintantoché continuiamo a cercare di vivere senza Dio, consapevolmente o, molto spesso, inconsapevolmente, ahimè cerchiamo di soddisfare il desiderio profondo di divinità iscritto in noi dal Creatore, con quello che abbiamo: le tecnoscienze. Cechiamo più o meno consapevolmente di prolungare il più possibile la nostra vita terrena, di viverla più piacevolmente possibile, di ampliare le nostre conoscenze all’infinito … in poche parole, cerchiamo la realizzazione delle nostre potenzialità! Niente di più normale perché siamo esseri capax Dei, creati per vivere con Dio! Arrendiamoci all’evidenza! La realizzazione delle potenzialità umane si raggiunge solo ed esclusivamente nella partecipazione per grazia alla vita stessa di Dio, alla sua stessa natura divina, come insegna la nostra Madre e Maestra Chiesa!



Le due ideologie che danno la forma alle nostre società, il comunismo e il liberal-capitalismo, sono entrambe ateo-materialiste. Cercano onestamente di organizzare la convivenza umana in modi apparentemente alternativi, per migliorarla, renderla più a immagine di quello che ognuno di noi desidera nel più profondo di noi stessi: essere come Dio e vivere una felicità eterna sempre crescente. Il transumanesimo che stiamo realizzando è l’ineluttabile risultato del tentativo di raggiungere quello per cui siamo stati creati, ma senza accogliere gli unici mezzi divini per cui questo è possibile!


Ma allora, qual è la soluzione? Ancora una volta è la saggezza della nostra Madre e Maestra Chiesa a dircelo: la civiltà dell’amore! Fu San Paolo VI che per primo definì il senso della convivenza umana conforme alla legge eterna. Vale la pena meditare le sue parole, proferite al Regina Coeli della festa di Pentecoste del 1970: “ … per quanto possa sembrare strano, la Pentecoste è altresì un avvenimento che interessa anche il mondo profano. Scaturisce da essa se non altro una nuova sociologia, quella penetrata dai valori dello spirito, quella che descrive la gerarchia dei valori, e si polarizza verso i veri e più alti destini umani, quella che ha il senso della dignità della persona umana e del costume civile, quella specialmente che tende risolutamente a superare le divisioni ed i conflitti fra gli uomini, e a fare dell’umanità una sola famiglia di figli di Dio, liberi e fratelli. Ricordiamo come simbolo ed inizio di questa difficile storia il miracolo delle lingue diverse, rese dallo Spirito a tutti comprensibili. È la civiltà dell’amore e della pace, che la Pentecoste ha inaugurato; e tutti sappiamo se ancor oggi di amore e di pace abbia bisogno il mondo!”


L’apertura al destino eterno nell’organizzazione della convivenza umana è una necessità perché possiamo favorire la realizzazione delle potenzialità umane che solo Dio può assicurarci. Solo permeando sempre più la cultura della verità del Vangelo possiamo costruire la civiltà coerente con la legge eterna. Se nella realtà umana ci sono le civiltà è perché anche queste, come tutto, siano in sintonia con la legge eterna, fanno parte del disegno di Dio e della sua Provvidenza.



È puro buon senso chiedersi quale sia la civiltà che Dio contempla nel suo disegno divino, che sia conforme alla legge eterna. Non farlo e limitare lo spettro di azione della nostra fede all’individuale equivale a negare la natura stessa della Chiesa e della famiglia umana, di cui la Chiesa è come l’anima: una comunione di figli di Dio.


Ma come costruire la civiltà dell’amore? Se guardiamo bene, stiamo già costruendo la civiltà dell’amore in tanti modi: sempre più il Vangelo sta penetrando il tessuto della realtà umana! Il primo passo è proprio quello di riconoscere quanto già tanti di noi stanno facendo, per poi focalizzare le nostre opere verso il loro fine, la costruzione di una civiltà dell’amore, cioè di una civiltà dove l’amore è presente e penetra tutti i rapporti sociali, dalla famiglia alle aziende, dallo Stato alle organizzazioni di cittadini.


Impossibile? Questo compito è sì alto, ma allo stesso tempo è alla nostra portata perché è nostra responsabilità (la grazia non cancella la natura, recita un saggio adagio teologico) e il Risorto non cessa mai di infondere le grazie necessarie per aiutarci in questo nobile quanto urgente compito! Vivendo in una civiltà dell’amore, anche l’invasione degli alieni sarebbe l’occasione di portare loro la luce della fede che alimenta la speranza e l’amore, amore che è la legge fondamentale di tutto ciò che il Signore ha creato!



fr. Riccardo Lufrani OP

Professore di Teologia alla LUMSA, all’Università Cattolica, alla Notre Dame University e di Archeologia Cristiana alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino.




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