Ester 5,1-8; 7,1-3
Il terzo giorno, quando ebbe finito di pregare, ella si tolse gli abiti servili e si rivestì di quelli sontuosi. Fattasi splendida, invocò quel Dio che su tutti veglia e tutti salva, e prese con sé due ancelle. […] Attraversate tutte le porte, si fermò davanti al re. Egli stava seduto sul suo trono regale e rivestiva i suoi ornamenti ufficiali: era tutto splendente di oro e di pietre preziose e aveva un aspetto che incuteva paura. Alzato il viso, che la sua maestà rendeva fiammeggiante, al culmine della collera la guardò. La regina cadde a terra, in un attimo di svenimento, mutò colore e si curvò sulla testa dell’ancella che l’accompagnava. Dio volse a dolcezza l’animo del re: ansioso, balzò dal trono, la prese tra le braccia, fino a quando ella non si fu rialzata, e la confortava con parole rassicuranti. […] Allora il re le disse: “Che vuoi, Ester, e qual è la tua richiesta?” […] Rispose: “Ecco la mia domanda e la mia richiesta: se ho trovato grazia davanti al re, venga anche domani con Aman al banchetto che io darò per loro, e domani farò come ho fatto oggi”. […] Il re e Aman andarono dunque al banchetto con la regina Ester. Anche questo secondo giorno il re disse a Ester, mentre si beveva il vino: “Qual è la tua richiesta, regina Ester? Ti sarà concessa. […] Allora la regina Ester rispose: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, o re, e se così piace al re, la mia richiesta è che mi sia concessa la vita e il mio desiderio è che sia risparmiato il mio popolo”.
Il libro di Ester viene letto nella festa ebraica di Pûrîm e narra la storia di una giovane ebrea, che viene elevata al rango di regina e riesce a sventare una persecuzione contro il popolo d’Israele all’epoca del re persiano Assuero. La narrazione si apre con un banchetto (cfr. cap 1) seguito da un altro più breve; in questa occasione la regina Vasti viene ripudiata dal re Assuero perché gli disobbedisce, mentre l’ebrea Ester diviene regina al suo posto. In questa trama compaiono anche due personaggi maschili: l’ebreo Mardocheo (cfr. cap 2, 5-7), zio di Ester che sventa un complotto degli eunuchi contro Assuero, e Aman, tradizionale nemico di Israele. Il conflitto tra i due scoppia e si dilata da inimicizia personale a un progetto di sommossa sanguinosa antiebraica. Mardocheo fa intervenire Ester per scongiurare l’immane sciagura che sta per riversarsi sui Giudei (cfr. cap 4). Ester si presenta al re (cfr. cap 5) e in una mirabile capacità di seduzione del cuore, conquista il re Assiro e risponde al piano salvifico divino per la salvezza di tutto il popolo.
Nella sezione che abbiamo letto, Ester si riveste di abiti sontuosi e di fiducia profonda nel Signore prima di presentarsi al re per intercedere a favore del suo popolo. La bellezza di Ester si esprime tutta nell’amabilità del suo cuore certo del sostegno di Dio. La sua preghiera è potenza e fascino seduttivo che si sprigiona nella delicatezza delle sue arti femminili. Nelle qualità umane, infatti, rientra anche la bellezza, la quale non può essere ridotta a volgare inganno fine a se stesso. La bellezza brilla nei volti che esprimono tutta l’amabilità custodita nel cuore. Essa è in un certo senso “l’espressione visibile del bene, come il bene è la condizione metafisica della bellezza” (C. M. Martini). Nelle qualità umane di Ester rientra anche la scaltrezza psicologica, la capacità di tacere e di parlare al momento opportuno. Bellezza e timor di Dio si fondono mirabilmente e consentono il fluire dell’azione di Dio, che seduce i cuori e li volge al bene, assume tutto l’umano per realizzare il suo progetto di salvezza.
Il re Assuero vede la donna che ha osato comparirgli davanti senza nessun invito e invece di sdegnarsi, sperimenta dentro di sé un sentimento di dolcezza. Egli comprende che Ester teme per la sua vita e per questo la rassicura. L’ultimo svenimento della donna fa crescere un sentimento di benevolenza nel cuore del re. Egli è sedotto dalla bellezza di Ester, dal coraggio sensibile, dalla dolcezza, dal fascino dei suoi occhi radiosi.
La bella orfanella, ormai regina, chiede al re di poter imbandire un banchetto, gesto che esprime la profonda intenzione di condivisione, della semina che serve alla relazione per fiorire. Durante il banchetto con il re, Ester ne richiede un’altro e questo lo intenerisce ulteriormente. Nel bel mezzo del secondo banchetto, dopo essersi dati il tempo di legarsi ulteriormente, Ester espone finalmente al re quanto le sta a cuore, e cioè la salvezza del suo popolo. Il cuore è sedotto nel desiderio della comunione e risponde al bene.
La regina Ester non agisce per egoismo, ma per il nobilissimo fine di salvare il suo popolo. Intercedendo per il suo popolo, ella sta salvando, in qualche modo, anche lo stesso re Assuero dal non permettere che si compia un’azione malvagia. La seducente bellezza di una donna non è solo nel suo corpo, ma anche nell’abile strategia di compiere il bene. Diplomatica raffinata, Ester parteggia per la parte migliore del cuore di Assuero. Solo una donna ha questa capacità di intuire che non tutto è perduto e che c’è sempre una parte buona presente in ogni uomo, in cui può passare la salvezza, persino all’insaputa dello stesso. La seduzione è dunque un potenziale e una benedizione ogni volta che è espressione della seduzione di Dio, origine di ogni bene. La seduzione del bene è potente, può cambiare la storia di una persona e quella di un intero popolo.
Filomena Fabri
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