Diana e Cecilia: due donne “speciali” che oggi il nostro Ordine ricorda perché il loro fascino giunge fino a noi e ci parla di bellezza, di vita e profuma di libertà. Diana conobbe Domenico e fu talmente affascinata da lui e dai Frati predicatori, dalla loro vita tutta spesa per la diffusione del vangelo, che desiderò seguirne le orme.
Per farlo, scappò letteralmente di casa e fu pronta a deludere i genitori, la sua nobile famiglia, tutti! Era una donna volitiva. Una donna innamorata della vita, tanto da desiderare che tutti gli uomini potessero avere la vita in pienezza. E poiché aveva familiarità con San Domenico, proprio guardando a lui aveva compreso quanto la preghiera fosse vero canale di amore e di vita per tutte le persone. Aveva sperimentato sulla propria pelle quanto grande sia l’attrazione della bellezza, della purezza, e l’efficacia di una Parola capace di trasformare i cuori più feriti e induriti: aveva ben visto quanto questa Parola aveva ridonato la vita a coloro ai quali i Frati la annunciavano. E desiderava divenire grembo che potesse accogliere ogni giorno questa Parola ma anche tutti coloro che cercavano il senso della propria vita.
Diana visse tutto questo in monastero, ma anche in una profonda comunione con tutto l’Ordine. In particolare è famosa la sua amicizia intima con il beato Giordano, frate domenicano che divenne Maestro generale dell’Ordine. Il loro epistolario è un meraviglioso inno all'amicizia, e ci mostra che solo “insieme” noi esseri umani possiamo fare esperienza di Dio. In particolare, per noi domenicani l’unità e la comunione fondate in Lui sono il luogo in cui Egli si fa conoscere.
E Cecilia? Di lei ci sono rimaste alcune testimonianze su Domenico: in particolare, un ritratto fisico del santo. Forse da una monaca ci saremmo aspettati qualcosa di più “spirituale”, astratto, profondo. Ma no! Cecilia preferì descriverci questo uomo straordinario proprio attraverso lo sguardo, la barba, i capelli, le mani… La spiccata sensibilità di questa giovane donna, il suo cuore affascinato dal fondatore e dalla vita che aveva abbracciato nell'Ordine, la spinge a descriverlo con un’attenzione ai particolari tipico di una persona innamorata. E questo manifesta chiaramente, ancora, quanto sia importante per noi domenicani vivere nella comunione.
Cecilia fece professione nelle mani di San Domenico a Roma, ma poi venne da lui mandata ad aiutare Diana e le sue sorelle nel monastero di Bologna, dove abitò fino alla fine della sua vita. Diana e Cecilia stanno al cuore del sogno di Domenico.
Due donne coraggiose, tenaci, libere, innamorate, che hanno conosciuto lo spirito delle origini dell’Ordine e ci permettono di sentire ancora questo profumo della prima intuizione. Che continua a svilupparsi, ancora oggi, e a dare vita, attraverso tutte quelle donne che, un po’ pazze come loro, hanno scelto di vivere nel cuore dell’Ordine e della Chiesa, “nascoste nell'amore”, a sostegno della predicazione del Vangelo: le monache domenicane.
sr. Mirella monaca domenicana
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Grazie sr. Mirella l'epistolario tra sr. Diana e fr. Giordano è davvero impressionante. Che l'amore possa essere detto in modo cosi esplicito anche è una rarità anche oggi. Allo stesso modo fa vedere a quale qualità relazionale potevano arrivare ... nel Duecento. Una lettura davvero affascinante