In questo periodo dell’anno in cui la liturgia coglie, con le foglie dell’autunno, la nostalgia del cuore umano, sporgiamoci insieme oltre l’aldiquà attraverso la finestra della Parola e della poesia. Dove vi porta la vostra vita di coppia? O meglio, dove ci porta?
Non ho mai letto senza una certa inquietudine la risposta di Gesù ai Sadducei: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito, ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti non prendono moglie né marito” (Lc 20,34-36). Sembrerebbe logico dedurne che la donna sette volte vedova non sarà la moglie di nessuno dei suoi sette mariti. Vale a dire la fine del rapporto d’intimità esclusivo proprio della vita nuziale? Diventa anonimo il rapporto tra gli sposi, immersi tra i tanti santi? Quel “sei unico per me, sei unica” sarebbe stata una parola vana?
Seguiamo oggi Wojtyła fino a La Bottega dell’Orefice dove stanno per entrare due personaggi. Nel momento in cui Andrea ha chiesto a Teresa di essere “la compagna della sua vita”, i loro cuori si sono aperti ad una chiamata che non avevano capita e per poco lasciavano senza risposta … come fu di quel grido udito nella notte e che si perse definitivamente nel silenzio della montagna. Sorpresi di essere insieme – finalmente! – sono anche colti da timore retrospettivo. Ci sono segni che sono segnali. Ora, c’è un oltre della loro vita che intravvedono nella vetrina come in uno specchio. C’è anche un’altra presenza che dall’altra parte dello specchio, li ha riconosciuti.
“A un certo punto i nostri sguardi si sono incontrati - il mio e quello del vecchio Orefice. Ho avuto allora la sensazione che Lui non solo stesse sondando i nostri cuori ma che cercasse anche di versarvi dentro qualcosa”.
“… Perché l'uomo non riesce a durare nell'altro
senza fine e l'uomo non basta”.
“Brilla anche il vino. Vino - questo sì!
Che esso sia vita in un altro uomo,
l'uomo - è amore. Teresa, Andrea,
vino, vino
irraggiate reciprocamente la vostra vita”.
Durare nell’altro … il desiderio di Teresa e Andrea è il desiderio della vita stessa del Padre nel Figlio e del Figlio nel Padre. Ma sentite che il Figlio la chiede per noi: “tutti siano una sola cosa, come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi” (Gv 17,21), “perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”. Preghiera dello Sposo per gli sposi come per la sua amata Chiesa. Preghiera del Capo per la prima cellula del suo Corpo. Preghiera sigillata ed esaudita con il Vino della salvezza … versato in ogni sposo per ogni sposa, in ogni sposa per il suo sposo.
“Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2). E chi più simile a Lui se non colui che è stato creato a Sua immagine – perché “a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina lo creò,” (Gen 1,27). Lasciamo allora che l’oggi degli sposi affretti la rivelazione dei figli di Dio, senza temere la leggerezza della nostra vita effimera. Fidiamoci della beata Sandra Sabattini: sulla montagna bagnata di sole dove camminavano con il fidanzato, saltellava cantando le parole del Branduardi - “Vanità di vanità...” Non era forse presentimento e speranza della pienezza della vita sponsale cui gioiosamente aspirava la giovane donna, una vita che nessun attimo può contenere perché trabocca di eternità?
sr. Jacqueline Richard, O.P.
Congregazione romana di San Domenico
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