Più ci penso e più mi sembra che la Comunione dei Santi non me l'hanno mai veramente spiegata. O forse, il che è più probabile, ero io a non essere veramente attento e interessato.

Se però ci ripenso mi dico: cavolo quanto mi sono perso per tanto tempo! Perché più la vivo e più penso che sia una roba pazzesca: rompe la solitudine, ti inserisce in una comitiva gagliarda e, per ultimo, ti fa in qualche modo concittadino di quelli del piano di sopra: i santi, i felici.
Oggi 4 giugno per il nostro Ordine è la festa di san Pietro da Verona, martire (quello della foto, per intendersi). L'ho incontrato che stavo ancora alle scuole superiori e credo di averlo percepito subito come un amico. Mi sembrava un tipo davvero in gamba, con idee belle, luminose e forti. Uno che davanti allo zio cataro (un'eresia di ieri - e di oggi - che sostiene che Dio non ha creato le cose materiali, frutto piuttosto del diavolo) che lo voleva zittire gli dice: "Fa' come ti pare, io credo che Dio ha creato il Cielo e la terra", o qualcosa di simile.
Insomma, l'ho conosciuto per "caso" e sperimento quasi ogni giorno di aver trovato un tesoro. Certo, è un'amicizia particolare ma pur sempre un'amicizia.

Non credo di esser pazzo (ma chi lo sa!) in questo: se è certo che il corpo dei santi è privo di vita in attesa della risurrezione, la loro anima è viva e sperimenta già una certa beatitudine davanti a Dio. E credo che l'incontro con questo santo martire domenicano sia davvero stato provvidenziale.
La Comunione dei Santi, allora, non è solo una formula del Credo che preghiamo a Messa, ma è una realtà viva e vitalizzante: è come stare allo stadio e avere una folla di amici che dagli spalti tifa per te, grida per te e ogni tanto per grazia dell'arbitro (il Signore) fa irruzione in campo - ma quanto è figo quando c'è un'invasione di campo?! - per tirarti una borraccia d'acqua, starti vicino e forse giocare con te, per te. Perché come a calcio si gioca in squadra, così nella vita cristiana non si cammina da soli verso il Cielo ma insieme, in comunione.
E tu? Hai qualche santo o santa che senti amico e di cui sperimenti la vicinanza?
fr. Fabrizio
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Grande Valeria, grazie!
I miei santi preferiti sono San Francesco e Santa Chiara. Fratello sole e sorella luna, i fratelli. Il loro amore risiede nella vera forza di professare il bene. Essendo figlia unica, mi piace pensare a loro per cogliere la bellezza di essere fratelli e mi sento meno sola. Quando andai ad Assisi, tra i sentieri di San Francesco, quei rimuori, gli animali, la natura... Bellissimo! Un'altra santa per me davvero importante è Santa Rita. La prima volta che andai insieme a mia nonna Rita al santuario, ho percepito da subito un profumo di rose quasi inebriante. Rita inoltre è il mio secondo nome. Lei è la Santa dei casi impossibili, io ci credo al roseto cresciuto dopo la sua morte,…
Tommaso è un grande! Agli inizi dell'Ordine tre erano i santi: san Domenico, san Pietro e san Tommaso
Il santo che ho percepito subito come amico è stato San Tommaso D'Aquino, quando avevo 16 anni, leggendo sul mitico Abbagnano qualche informazione, l'ho approfondito con i padri domenicani, anche se interessa molto di più la parte teoretica, Jean Torrell ha scritto un libro solo sulla spiritualità di Tommaso che consiglio vivamente, il quale mi consente di ritrovarlo anche nelle preghiere e nelle faccende quotidiane, proprio come fosse un consigliere, un dialogante, un amico.
Grazie Ilaria! È bello vedere come alcuni santi sconosciuti ai più siano vivi e ancora "a lavoro"! Non conosco invece Dalmazio Moner: chi era?
Grazie Alessio del tuo commento: tutti pezzi grossi quelli di cui parli!