Un giovane collaboratore di Paolo. Timoteo. 10. #giovaniebibbia
- Domini Canes
- 6 giorni fa
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Era uno dei discepoli più cari a Paolo, è quel Timoteo a cui ha indirizzato ben due lettere: anzi, in un brano della seconda, gli consegna anche uno splendido e struggente testamento, mentre l'Apostolo sente avvicinarsi la sua ultima ora (4,6-8). Noi lo inseriamo nella nostra sequenza di giovani presenti nelle Sacre Scritture perché è Paolo stesso a rievocare questa sua caratteristica. Proprio per farlo accettare in una società che privilegiava gli anziani, scrive a lui una frase, destinata però agli altri cristiani: «Nessuno disprezzi la tua giovane età» (1 Timoteo 4,12). Anzi, lo propone a modello:
«Sii esempio ai fedeli nel parlare, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza». Tuttavia l'Apostolo è anche realista e nella seconda lettera indirizzata a Timoteo non esita ad ammonirlo: «Sta' lontano dalle passioni della gioventù» (2,22).
Timoteo, dal nome greco ("colui che onora Dio"), era nato a Listra di Licaonia, nell'attuale Turchia centrale, da padre greco e da madre giudeo-cristiana. Le sue origini familiari sono così rievocate da Paolo stesso: «Mi ricordo della tua fede schietta, che ebbe prima tua nonna Loide e poi tua madre Eunice» (2Timoteo 1,5). La sua figura emerge abbastanza nitidamente anche nel libro degli Atti degli apostoli ove è registrato un fenomeno abbastanza curioso. Quando lo ebbe come suo collaboratore, Paolo decise di far circoncidere Timoteo, e questo «per riguardo ai giudei che risiedevano in quelle regioni: tutti, infatti, sapevano che suo padre era gre-co», cioè pagano (16,3).
È noto che per Paolo «la circoncisione non contava nulla, come l'incirconcisione» (1 Corinzi 7,19); anzi, egli si era strenuamente battuto perché ai pagani convertiti al cristianesimo non fosse richiesto di transitare prima nel giudaismo circoncidendosi. Ora, però, per realismo pastorale e per quieto vivere, si rassegna a questa soluzione per non provocare i giudeo-cristiani di quell'area dell'Asia minore con la presenza di un predicatore non circonciso.
Tuttavia è da notare che l'Apostolo non accetterà questa scelta per l'altro collaboratore più caro, Tito, che, «sebbene fosse greco, non fu obbligato a circoncidersi» (Galati 2,3).
Il nostro giovane Timoteo è di scena ripetutamente nei capitoli 16-20 degli Atti degli apostoli, durante il secondo viaggio missionario che conduce Paolo prima nella Turchia centrale, poi in Macedonia (a Filippi e a Tessalonica), per approdare infine a Corinto. In ben sei lettere Paolo lo associa a sé nel saluto iniziale rivolto ai destinatari, corinzi, filippesi, colossesi, tessalonicesi (due lettere) e all'amico Filemone. Fa capolino anche nella finale della Lettera agli Ebrei, che non è però di Paolo: qui si legge che «il nostro fratello Timoteo è stato messo in libertà» (13,23). Forse si fa riferimento alla condivisione della prigionia romana di Paolo.
Certo è che questo prezioso collaboratore fu incaricato dall'Apostolo - nonostante la sua giovane età - di missioni delicate, sia a Tessalonica, sia soprattutto a Corinto. In questa turbolenta comunità cristiana fu inviato per «richiamare alla memoria le vie indicate [da Paolo] in Cristo» (1 Corinzi 4,17). Anzi, l'Apostolo presenta calorosamente questo suo «figlio amato e fedele nel Signore» perché venga trattato bene: «Quando verrà Timoteo, fate che non si trovi in soggezione presso di voi; anche lui, infatti, lavora come me per l'opera del Signore. Nessuno, allora, gli manchi di rispetto; al contrario, congedatelo in pace perché ritorni da me: io lo aspetto coi fratelli» (1 Corinzi 16,10-11).
Infine, Paolo lo incaricherà ufficialmente di gestire la comunità di Efeso (la tradizione lo considera il primo vescovo di quell'importante città della Turchia costiera). Scrive, infatti, nella prima lettera a lui indirizzata:
«Partendo per la Macedonia, ti raccomandai di rimanere a Efeso, perché tu invitassi alcuni a non insegnare dottrine diverse e a non badare più a favole...» (1,3-4).
La leggenda vuole che egli morisse martire sotto l'imperatore Domiziano, ma la notizia non ha fondamento storico ed è solo in un testo apocrifo, gli Atti di Timoteo (IV sec.). Ormai quel giovane era probabilmente un anziano testimone della prima generazione dei discepoli di Cristo.
G. Ravasi, Cuori Inquieti, 196-198
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