Quanto sono importanti nella vita di un giovane universitario le biblioteche e i libri da esse contenuti? Preziosissime, insostituibili direi!
Certo, l’università oggigiorno è uno scoglio che può essere superato mediamente con grande facilità, con anche molto meno impegno di un tempo e pur sempre con ottimi risultati, seguendo le lezioni in aula e studiando le slides e le dispense messe sempre più a disposizione da parte dei docenti. Gli stessi libri di testo tendono ormai sempre più a scomparire. Eppure l’importanza delle biblioteche universitarie non accenna certo a diminuire. Anzi, tutt’altro!
L’università ha come primo compito quello d’insegnare agli studenti non la specializzazione incanalandoli il prima e il meglio possibile verso una determinata professione. Sebbene questo sia quello che chiedono i sempre più esigenti e allo stesso tempo caotici e fuggevoli « tempi moderni», l’università ha come primo (e più importante) compito quello di insegnare agli studenti l’attitudine alla Ricerca.
«È nel lungo periodo che si raccolgono i frutti di ciò che si semina con la Ricerca!» ha scritto papa Francesco nel suo messaggio alla Federazione degli Universitari Cattolici Italiani (F.U.C.I.) in occasione del congresso nazionale straordinario organizzato nel 2014 per la beatificazione di papa Paolo VI. In quel bellissimo e breve scritto il papa dice che solo se il metodo dello studente è la Ricerca umile nel dialogo e nel confronto, il suo cuore e la sua mente si apriranno all’ « incontro con il mistero e… alla fede: la ricerca rende possibile l’incontro tra fede, ragione e scienza, consente un dialogo armonico tra esse, uno scambio fecondo che nella consapevolezza e nell’accettazione dei limiti della comprensione umana permette una ricerca scientifica condotta nella libertà della coscienza».
Quale luogo migliore di una biblioteca, quale mezzo più dei suoi libri possono aiutare a coltivare l’attitudine alla Ricerca di cui ci parla papa Francesco?!
Pur nel silenzio che connota necessariamente le aule studio, i corridoi, gli atri e le sale di consultazione, è negli approfondimenti che è possibile condurre in biblioteca che l’anima dello studente si apre all’incognito. Ben più di quanto non si possa fare in aula assistendo ad una lunga e magari pedante lezione frontale che non ritenga necessario, o addirittura non tolleri, il dialogo e il confronto tra docenti e discenti. Diciamo la verità: quante ce ne sono di questo tipo di lezioni ogni santo giorno nei nostri atenei?
Personalmente i miei più grati ricordi dei tempi all’università sono legati proprio ai tanti e lunghi pomeriggi presso la magnifica biblioteca di Scienze Sociali dell’Università degli Studi di Firenze, a Novoli. Certo è pur verissimo che: «La biblioteca è un grande labirinto!», come nel celebre «Il nome della Rosa» di Umberto Eco il vegliardo monaco Alinardo avverte ripetutamente i protagonisti, quasi manifestando apprensione.
Non nascondo che nel corso dei miei studi in biblioteca mi ci sono perso eccome, e ben più di una volta… A parte gli scherzi, bisogna stare molto attenti. Il rischio che, trasportati dai propri più vari interessi, dalla sete di conoscenza e da un metodo di studio immaturo e non rigoroso, si dissipi il proprio tempo è estremamente alto.
È così infatti che ci si allontana dall’obiettivo della «Ricerca» di cui parla papa Francesco. Ovvero da quell’attitudine che riesce ad aprirci all’Infinito per mezzo della conoscenza intellettuale. Cadere negli inganni del «labirinto» alla fine ci ripiega su noi stessi, stuzzicando e alimentando alla fine solo il nostro egotismo!
fine I parte
Gaetano Mercuri, gruppo giovanile domenicano "sant'Antonino" (Firenze)
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