Si sentono spesso persone che quando si parla loro del Rosario subito dicono: “Ma è una preghiera noiosa, in cui si ripetono sempre le stesse parole, e la mente se ne vola a tanti pensieri che portano lontano! Non fa per me!”. È come mettersi davanti a un dipinto del B. Angelico o di Giotto fissando l’attenzione e il cuore non solo nell’ammirare la bellezza complessiva della rappresentazione, ma scoprendo i suoi particolari nella dolcezza dei gesti e le espressioni dei volti, per vedere lo spirito in essi nascosto.

È necessario riconoscere con lo sguardo dell’anima ciò che per mezzo degli occhi ci porta alla comprensione e gusto della parola di Dio impressa ed espressa nell’immagine. Quello che avviene di fronte a un’opera che rappresenta un mistero del rosario, è necessario che avvenga di fronte al racconto del Vangelo che intendiamo contemplare nel Rosario. Non si tratta di una immagine realizzata, ma proposta o “suggerita” per realizzarla in maniera personale unica e irrepetibile nella mente e nel cuore. Come avviene tutto questo? Probabilmente lavorando sui particolari del racconto. Essi sono quelle parole che ci impegniamo a comprenderle nella ricchezza di tutti i loro significati, sentendosi beneficiari di quanto con esse Dio ci vuole comunicare.
Più leggiamo e conosciamo la Parola di Dio più ci si accorge che preghiamo meglio e con maggiore frutto il Rosario. Non dobbiamo fare l’errore di credere che la contemplazione consista solo nel pensare sempre alle preghiere che pronunciamo durante il Rosario: il Pater, l’Ave e il Gloria. A titolo di esempio: se lo Spirito ci fa sentire la necessità del perdono da dare o ricevere alle parole del Pater, oppure se l’espressione “il Signore è con te” ci sofferma sulla considerazione della presenza di Dio in noi, o quando la frase “Gloria al Padre” ci fa scoprire che diamo veramente gloria a Lui nell’accoglienza di Gesù e del suo esempio, allora sicuramente non siamo, nella preghiera, lontani dall’ascolto del Signore, come distratti altrove. Al contrario siamo veramente in comunione con Gesù con Maria che accompagna il nostro pensare a Lui, o al Padre, e allo Spirito e al nostro rapporto con loro secondo la specifica vocazione ricevuta.

Non è il tempo che conta. Nella Preghiera, nell’ascolto del Vangelo o delle meditazioni lo Spirito ci illumina, fermando la nostra attenzione su alcune espressioni che preghiamo o ascoltiamo. Ci parla facendoci comprendere la bontà di Dio e ispirandoci sentimenti di accoglienza e conversione. Il modello di questo metodo di preghiera è sicuramente la Madre di Gesù proprio nel pregare insieme con lei il Rosario. Pensiamo di essere accanto a lei che medita, nel suo cuore gli eventi del Figlio e così facendo diventa nostra maestra nel comprendere la parola di Gesù e il suo pensiero. Egli è la fonte inesauribile a cui possiamo dissetarci e la luce che illumina la nostra vita.
Con il Rosario abbiamo una via privilegiata per entrare nel cuore del Vangelo, o meglio nel cuore di Gesù, con l’aiuto di Maria. Gesù che da Verbo (Parola) di Dio fatto uomo, persona umana, e ha realizzato la nostra salvezza, viene a noi oggi nel Verbo predicato e testimoniato dagli apostoli e dalla chiesa di oggi come di ieri. In questo modo continua ad incarnarsi in tutti coloro che gli obbediscono, cioè lo ascoltano, comprendono e accettano di seguirlo. Non va dimenticato che il Rosario, dopo i Sacramenti e la Liturgia delle Ore, è la via più adatta a tutti i cristiani per crescere nella contemplazione del mistero cristiano, cioè di Gesù e dei suoi discepoli di tutti i tempi: condividere la sua vita nuova e gloriosa seguendo il suo esempio. Cosi nel pregare il Rosario si impara a conoscere e guardare Gesù con gli occhi e il cuore di Maria sua e nostra madre.

fr. Andrea Perrotti, O.P.
Vicedirettore della Associazione del Rosario Perpetuo

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