Per affrontare questo tema, partiamo da una breve riflessione su due figure evangeliche: la Samaritana (Gv 4,1-42) e la Maddalena (Gv 20,18). Che cosa hanno in comune?

Entrambe hanno annunciato Gesù ed entrambe, per farlo, hanno dovuto superare la loro condizione di emarginazione e/o pregiudizio: la Samaritana perché ha avuto cinque mariti e ora sta con uno che non è suo marito, la Maddalena perché è una donna, liberata da 7 demoni e ora al seguito di un “rabbì”, cosa atipica e sconveniente. È l'incontro di Fede che genera la missione.
Gesù rompe gli schemi umani: due donne ai margini della società diventano missionarie e la Maddalena è definita da S. Tommaso addirittura apostola degli apostoli perché proprio a lei viene affidato il primo annuncio della Resurrezione! Nella Somma Teologica troviamo quello che è poi diventato uno dei motti domenicani: “contemplari et contemplata aliis tradere”. Quindi qual è il primo passo per essere missionari? Quello che hanno fatto anche la Samaritana e la Maddalena… incontrare Gesù, contemplarLo, fermarsi in Sua compagnia e costruire il nostro rapporto personale con Lui.
Quando Lo incontriamo, è Gesù stesso che come alla Samaritana, ci dice: “chi beve l’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. Il paradosso di questo incontro, come di ogni incontro con il Signore, è che Gesù chiede per dare… Anche a noi chiede qualcosa: un po’ del nostro tempo, un po’ della nostra pazienza, un po’ del nostro impegno… per ricolmarci però del Suo amore, della Sua gioia, per realizzare attraverso di noi le Sue promesse di bene.

Quando incontriamo veramente Gesù, siamo talmente pieni d’amore e traboccanti di gioia che non possiamo tenere tutto dentro e ci viene spontaneo condividere il frutto della nostra contemplazione. Come si fa quindi ad essere missionari credibili? Per esserlo dobbiamo sperimentare un reale rapporto di amore e fiducia con Dio, incontrarLo nella preghiera, scoprirLo nella Sua Parola e soprattutto (e questo per certi versi è l’aspetto più difficile e più importante) ricordarci sempre che il Signore ci ama e che nel Suo progetto ci vuole pienamente realizzati e felici.
Sappiamo bene quanto la società di oggi emargini chi non corrisponde a certi canoni, chi non si omologa a certi stereotipi e rischiamo di essere allontanati dai nostri amici o dai nostri colleghi perché giudicati “strani” o bacchettoni… Ma missione è essere pazienti e miti mentre intorno le persone sono irascibili e nervose, essere fiduciosi nel progetto di Dio mentre intorno regna l'ansia, essere gioiosi in mezzo allo sconforto.
E come si fa ad essere così? Avendo fiducia nel fatto che il mio Padre buono vede più lontano di me, conosce quale sia il mio bene meglio di me… in sostanza, fidandomi di Dio! Se io mi fido di Dio, posso essere missionario anche in mezzo a chi non mi ascolta, anche senza dire una parola... perché prima o poi qualcuno me la farà quella domanda: " ma come fai ad essere così felice anche se quella cosa ti è andata storta? Come fai ad essere sereno in mezzo ad una pandemia?". La differenza sarà evidente.

E proprio i giovani hanno un ruolo privilegiato perché incontrano altri giovani: giovani alla ricerca, giovani che non sanno dare senso alla propria vita, giovani che non si amano o non si sentono amati... Noi possiamo arrivare dovunque e dovunque portare Gesù! Per essere missionari in questo modo non servono grandi studi, o particolari requisiti…. Questa è una missione alla portata di tutti! E se chiediamo aiuto a Gesù, state certi che Lui ci renderà una fontana di acqua zampillante!

Sabina Gini
gruppo giovanile domenicano "Santa Caterina da Siena"
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