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Gesù e il dono supremo. #martedì santo

"E adesso giunge la sera di quel giorno e la sera di una così breve vita. Gesù è con i suoi (...), Avvertiamo tuttavia attorno a lui una profonda solitudine. Gesù è talmente solo che il nostro cuore si riempie di sgomento.

Egli sta seduto in mezzo ai suoi; rivolge ad essi delle parole, ma essi non lo comprendono. Intorno a lui regna questa terribile e misteriosa solitudine, nella quale lo imprigiona il mondo che s'è chiuso in se stesso. Si tratta

- se ci è consentito di esprimerci in questo modo - della solitudine di Dio nel mondo che gli appartiene, ma che non l'ha voluto accogliere (Gu 1,11).

Ciononostante, egli vuol far loro il dono supremo.





Gesù colloca la sua stessa persona in questo mistero dell'agnello pasquale: egli è il vivente, che domani dovrà morire per espiare con la sua morte il peccato del mondo. Cerchiamo di prender bene coscienza della portata di questo avvenimento. Di fronte a esso non restano che due alternative: la scelta che ci porta a credere e ad adorare e l'altra che si rifiuta di accettare una simile pretesa. Questo è quanto avviene quella sera. Poi giungerà la morte. E, dopo di essa, la risurrezione. E cinquanta giorni dopo si avrà l'evento della pentecoste e lo Spirito di Dio farà il suo ingresso nel tempo. Egli assumerà la direzione della Storia Sacra e renderà i credenti capaci di comprendere, anzi, diremo meglio, di rivivere, quello che è qui avvenuto pur frammezzo alla solitudine e al disorientamento di quest'ultima sera"



(R.GUARDINI, Il messaggio di san Giovanni, Brescia 1982, 16-19, passim).

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