Diventare bravi profeti in nove mosse. #profeti
- Domini Canes

- 12 minuti fa
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Essere profeti e cattolici.
Oggi voglio parlarvi di una chiamata che, forse, non pensavi ti riguardasse: quella di essere profeti.
No, non vi chiedo di prevedere il futuro o di fare discorsi incomprensibili. Essere profeti, oggi, nel trambusto dell'università o nelle prime sfide del mondo del lavoro, significa qualcosa di molto più concreto e, se volete, più affascinante.
Profeti lo siamo sin dal Battesimo. Vediamo allora di comprenderlo meglio per viverlo tutti.
1. Oltre la superficie: lo "sguardo lungo" del profeta moderno
Viviamo in un'epoca che ci bombarda di informazioni, di stimoli, di "verità" preconfezionate. Il profeta è colui che non si accontenta del "si è sempre fatto così", ma che ha il coraggio di guardare oltre. È una persona con uno "sguardo lungo", capace di leggere la realtà con gli occhi di Dio, di scorgere la verità anche quando è scomoda e di annunciare la speranza anche quando tutto sembra perduto.
Il filosofo Søren Kierkegaard diceva: "La speranza è passione per il possibile" . Ecco, il profeta è un "appassionato del possibile", un sognatore con i piedi per terra che non si rassegna alla mediocrità.
Pensiamo al profeta Geremia. Era un ragazzo, forse poco più grande di te, quando Dio lo chiama. La sua prima reazione è la paura: "Ah, Signore Dio, ecco, io non so parlare, perché sono giovane" (Geremia 1,6). Si sentiva inadeguato, proprio come potremmo sentirci noi di fronte a una sfida più grande delle nostre forze. Ma Dio gli risponde: "Non dire: 'Sono giovane', ma va' da coloro a cui ti manderò [...] Non temerli, perché io sono con te per liberarti" (Geremia 1,7-8). La visione del profeta non nasce dalle sue capacità, ma dalla certezza che Dio è al suo fianco. Questo gli permette di vedere oltre la paura del momento.
È un po' come in quella vecchia storia delle due rane cadute in un secchio di panna. La prima, dopo qualche minuto, si lamenta: "Non c'è speranza, è impossibile uscire da qui. Tanto vale lasciarsi andare". E così, smette di nuotare e affoga. La seconda, invece, si rifiuta di arrendersi. Non sa come uscirà, ma continua a scalciare e ad agitarsi con tutte le sue forze. E a furia di scalciare, senza quasi rendersene conto, trasforma la panna in una zolla di burro solida, sulla quale salta e balza fuori dal secchio.
2. Le 9 caratteristiche del "profeta" che è in te
Per capire meglio questa chiamata, ecco 9 tratti fondamentali del profeta biblico che, attualizzati, possono diventare una bussola per la nostra vita. Nove mosse per “accendere” il profeta in noi.
Uomo della parola: Non parla di sé, ma è un "megafono" della Parola di Dio che ha ascoltato e meditato.
Uomo dell'azione simbolica: Tutta la sua vita, con le sue scelte e i suoi gesti, diventa un segno visibile del messaggio che porta.
Uomo della visione: Possiede uno "sguardo lungo", capace di interpretare la realtà presente alla luce del progetto eterno di Dio.
Uomo della verità: Si oppone con coraggio alla menzogna e all'illusione dei falsi profeti, che offrono facili consolazioni senza invitare alla conversione. Come diceva George Orwell, "In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario".
Uomo dei dolori: La sua fedeltà alla Parola lo espone spesso al rifiuto, all'incomprensione e alla sofferenza.
Intercessore: Come Mosè, si mette "sulla breccia", pregando per il popolo e caricandosi delle sue colpe.
Critico per la conversione: La sua critica non è mai sterile, ma è sempre un appello appassionato a tornare all'alleanza con il Signore.
Annunciatore di salvezza: È una "sentinella del mattino", capace di scorgere l'alba della speranza anche nella notte più profonda.
Uomo di cui si ha bisogno: La sua assenza provoca una "carestia della Parola di Dio", lasciando il popolo smarrito e senza guida.
3. Per noi oggi.
Tutti siamo chiamati a essere "profeti" lì dove viviamo, studiamo e lavoriamo. Impariamo perciò:
Ad essere uomo o donna della Parola e dedicare un tempo prezioso all'ascolto della Scrittura e alla preghiera silenziosa. Non puoi donare ciò che non hai prima ricevuto.
Ad avere uno "sguardo lungo": non fermarti alle apparenze, ma impara a riconoscere l'azione di Dio nella storia, nelle vicende personali e nelle pieghe del mondo.
Ad annunciare speranza: soprattutto verso chi è scoraggiato, deluso o affaticato. La tua vita, le tue parole e i tuoi gesti possono diventare un piccolo "oracolo di salvezza" per chi ti sta accanto.
Non spaventiamoci se questa chiamata sembra troppo grande. Il profeta non agisce in virtù delle proprie capacità, ma solo perché è abitato dalla Parola di un Altro. Affidati a Lui, e chiedi allo Spirito Santo di renderti un docile strumento della Sua verità e del Suo amore nel mondo.

Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP



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