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Contempliamo il Verbo disceso in terra. Racconto del ritiro di Avvento 2023. #avvento2023

Nei giorni dal 1 al 3 di dicembre 2023, la gioventù domenicana di Roma e di Firenze, si è incontrata presso il monastero Madonna della Neve e San Domenico in Pratovecchio; per stare assieme e vivere il consueto ritiro d’avvento in preparazione al Natale. Ci hanno accompagnato in questi giorni di raccoglimento e preghiera suor Mirella Soro e fra Vivian Boland, i quali ci hanno aiutato a meditare il mistero dell’Incarnazione di Dio attraverso due figure care alla spiritualità domenicana: Santa Caterina da Siena e San Tommaso d’Aquino. Ci siamo lasciati accompagnare nella contemplazione di questo grande mistero attraverso la lettura di alcuni articoli della terza parte della Summa Teologica, in cui San Tommaso mette in luce come l’Incarnazione sia la maniera più radicale della manifestazione di Dio alla sua creatura, in questo modo l’uomo, grazie all’aiuto delle tre virtù teologali la fede, la speranza e la carità; può avanzare verso il bene cioè verso Cristo.

La prima virtù dona all’uomo la possibilità di accedere con fiducia alla Verità, San Tommaso utilizza per spiegare le virtù teologali le parole di Sant’Agostino: “la Verità stessa, il figlio di Dio che diviene uomo, pone le fondamenta della fede”.



La seconda virtù, la speranza; riprendendo sempre le parole del santo d’Ippona; dice: “Nulla, era tanto necessario ad infonderci speranza quanto la dimostrazione del grande amore che Dio ci porta. Ma quale segno poteva essere più chiaro di questo, che la degnazione del Figlio di Dio a unirsi con la nostra natura?”. San Tommaso, ci ha aiutato a scrutare nel profondo il mistero del Verbo che diviene uomo, ma continua a esortarci mettendo in evidenza come fede e speranza da sole non bastano, se non ci portano all’apice di questa contemplazione che è la carità. Il fine dell’Incarnazione è il grande amore di Dio per la sua creatura, essa è la sua manifestazione visibile e ancora sant’ Agostino su questa virtù teologale dice: “se poteva costarci di amare, che almeno non ci costi riamare”. L'uomo è dunque, reso capace di amare perché è stato amato per primo da Dio e l’unico modo per restituire tale amore è amare il prossimo.

Santa Caterina da Siena nel dialogo della divina Provvidenza, in una delle lettere che scrive a Neri di Londoccio; fa riferimento al mistero di amore dell’Incarnazione del Verbo e citando le virtù, lo invita a mettersi in atteggiamento di umiltà e preghiera perché possa ricevere nel suo cuore ciò che Dio vuole donargli. Ella lo esorta a fare memoria, cioè a ricordare l’amore di Dio nella sua storia, così da togliere il disordine dal suo cuore e poter vedere i doni di grazia nella propria vita aprendo il proprio intelletto attraverso l’occhio della fede per riuscire a vedere tale amore e non entrare in confusione, ma a rimanere saldo nella speranza poiché chiamato alla vita eterna in Cristo, e conclude la sua lettera con questa esortazione: “ Aduqnue, con fede viva, col desiderio santo, e con speranza ferma nel sangue, sia sconfitto il demonio della confusione....Permani nella santa e dolce dilezione di Dio”.

Gli interventi di suor Mirella e di fr. Vivian attraverso queste due figure domenicane, ci hanno aitato a comprendere che ogni battezzato, attraverso la memoria del cuore è chiamato a portare alla luce il Verbo divino che è presente in ciascuno di noi. Le virtù teologali ci donano l’aiuto necessario per poter compiere questo atto, esse sono il modo più vero per presentare i doni che il Signore ha dato nella nostra vita e attraverso la gratitudine per tali doni, è possibile aumentare la nostra fede per allontanare la tiepidezza e fare ordine e poter così vedere la vocazione e la missione a cui ogni cristiano è chiamato. Vivendo nella storia abbiamo bisogno della speranza, che ci dona la capacità di perseverare, aspettare, avere coraggio e pazienza per poter portare agli altri il Verbo di Dio.




Il Natale che attendiamo è la carità di Dio per noi, la contemplazione del suo amore gratuito che si rivela agli uomini e rendendoli capaci di amarsi a vicenda. Ciò richiede il coraggio di amare senza riserve, amare Gesù che ritorna sempre in maniera concreta nella nostra vita, attraverso altre strade ma soprattutto attraverso i volti delle persone che abbiamo accanto.

L’invito rivolto a noi giovani in questo tempo di avvento e contemplando il mistero dell’Incarnazione, è quello di lasciarci amare da Dio e di non avere paura di ricercare la verità della propria vita, sicuri che nonostante la fatica del cammino, Egli è sempre con noi.



Chiara Calabrò

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