Un viaggiatore e predicatore infaticabile. Così il santo padre Domenico di Guzmàn viene descritto dalle fonti. In tanti anni di riflessioni e meditazioni in occasione della festa del mio santo patriarca fondatore, non mi ero mai reso conto effettivamente del coraggio apostolico e della grande capacità di movimento di San Domenico.
Il santo spagnolo comincia presto quando a 14 anni si trasferisce dalla originaria Castiglia a Palencia per gli studi. Quindi canonico di Osma. Successivamente parte missionario in Danimarca con re Alfonso di Castiglia. Quindi si muove per l’Europa passando per Tolosa, la lingua d’oca. Poi Bologna, Perugia, e tante altre mete, quando già l’Ordine dei Predicatori da lui ardentemente voluto venne riconosciuto dal Papa e dalla chiesa, per concludere il suo viaggio terreno circondato dall’affetto dei suoi frati di nuovo a Bologna.
Forse per questo che, come domenicano e teologo, mi ha sempre affascinato il tema del viaggio. Di viaggi in letteratura ne ho letti ed amati molti: l’Odissea di Omero, il percorso nei regni trascendentali escatologici di Dante nella Divina Commedia, il viaggio di James Hawkins verso l’Isola del tesoro di Robert Louis Stevenson, di Frodo, Samvise Gamgee e la Compagnia dell’Anello verso il Monte Fato per sconfiggere Sauron, Il Signore degli Anelli, nella epopea di John Roald Reuel Tolkien, solo per citarne alcuni. In effetti nella mia vita di frate predicatore anche io ho un po' viaggiato fra Italia, Irlanda e Polonia, ma niente di cui paragonarmi al mio santo padre fondatore.
Certo, ogni volta che, come Domenico, ci poniamo in viaggio, lo facciamo perché il primo viaggiatore e predicatore itinerante fu Gesù Cristo. E poi i suoi apostoli, e anche Paolo e i primi cristiani.
Gesù camminò, predicò e viaggio per la Terra Santa, portando dentro la Verità Profonda e l’Amore Autentico di Dio. Così poté prendere la decisione ferma di tornare in Gerusalemme ed affrontare gli ultimi giorni del suo viaggio terreno (Lc 9,51 – 52). Questo percorso che dopo i giorni della passione si trasformerà nella meta della gloriosa resurrezione. Dunque, approderà alla meta della vita eterna.
Così mettersi in viaggi come Domenico, sui sentieri impervi della fede, significa uscire continuamente dalla propria comfort zone e accogliere la novità continua dell’azione trinitaria che ci dona grazia, gioia e soddisfazione.
Si, lo ammetto. Forse da un lato è una fatica uscire dalle proprie abitudini quando ci mettiamo in viaggio: ma d’altro lato, il Signore sa sempre ricompensare questo metterci in discussione per seguirLo.
Come fece Domenico, che fu davvero sempre pronto a rileggere ogni passo che faceva con lo sguardo contemplativo, perennemente certo della presenza mariana nella sua vita.
Fr Gabriele Scardocci OP
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